Diagnosi funzionale, profilo dinamico e funzionale e piano educativo individualizzato sono strumenti funzionali al percorso educativo e scolastico[1] di un alunno portatore di handicap.
L’articolo 3 dell’Atto di Indirizzo e Coordinamento del ‘94,al comma 1 così recita a proposito della Diagnosi Funzionale: “Per diagnosi funzionale si intende la descrizione analitica della compromissione funzionale dello stato psicofisico dell’alunno in situazione di handicap, al momento in cui accede alla struttura sanitaria per conseguire gli interventi previsti dagli artt. 12 e 13 della legge n. 104/92”.
La diagnosi funzionale deriva dall’acquisizione di elementi clinici e psicosociali fa riferimento all’eziologia ed esprime le conseguenze funzionali delle infermità indicando la previsione dell’evoluzione naturale.
Gli elementi psicosociali si acquisiscono tramite specifica relazione in cui siano contenuti:
• i dati anagrafici del soggetto;
• i dati relativi alle caratteristiche del nucleo familiare (composizione, stato di salute dei membri, tipo di lavoro svolto, contesto ambientale,ecc.).
Concorrono ampiamente a delineare la diagnosi funzionale l’insieme delle indicazioni relative alle “potenzialità registrabili in ordine ai seguenti aspetti”:
• cognitivo (livello di sviluppo raggiunto e capacità di integrazione delle competenze);
• affettivo-relazionale (livello di autostima e rapporto con gli altri);
• linguistico (comprensione, produzione e linguaggi alternativi);
• sensoriale (tipo e grado di deficit con particolare riferimento alla vista, all’udito e al tatto);
• motorio-prassico (motricità globale e fine);
• neuro-psicologico (memoria, attenzione e organizzazione spazio-temporale);
• autonomia personale e sociale.
Secondo l’attuale normativa la diagnosi funzionale è un compito riservato agli operatori sanitari. Ciò rappresenta un passo indietro rispetto alla C.M. 250/85, dove si stabiliva che tale documentazione dovesse essere elaborata, ognuno per la parte di competenza, dagli operatori dell’ASL, degli Enti locali e della scuola, con la collaborazione dei genitori. Secondo Dario Ianes la Diagnosi funzionale, così come presentata nell’art. 3 del DPR 24 febbraio 1994, “risente ancora di un’impostazione prevalentemente clinico-medica” e sarebbe, pertanto “molto spesso scarsamente legata alle necessità degli insegnanti impegnati nell’integrazione scolastica degli alunni in situazione di handicap”.
Chi formula la Diagnosi funzionale?
L’elaborazione della Diagnosi funzionale spetta ad un’unità multidisciplinare composta da:
• un medico specialista nella patologia segnalata
• uno specialista in neuropsichiatria infantile
• un terapista della riabilitazione
• gli operatori sociali.
La Diagnosi Funzionale deve essere redatta in tempo utile per l’assegnazione delle forme di sostegno previste per l’anno scolastico successivo e deve essere rinnovata in corrispondenza ad ogni ciclo scolastico (3a media).
La consegna avviene con le stesse modalità dell’individuazione.
I termini vengono concordati e definiti in appositi protocolli.
E’ soggetta al segreto d’ufficio.